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A
Robert Frank dobbiamo soprattutto lo smantellamento della "grammatica"
fotografica imperante fino agli anni '50/'60 e la possibilità di volgere uno
sguardo duro e al contempo ironico sulla realtà.
Non
è poco.
La
prima è "Robert Frank. Lo straniero americano", a Palazzo Reale fino
al 18 gennaio 2009.
In
mostra un'ottantina di immagini provenienti dal
Fotomuseum Winterthur e dal Fotostiftung Schweiz di Zurigo che offrono una
visione intima e dissacrante degli Stati Uniti d’America quando ancora
erano in balia del tanto decantato american
dream.
Frank,
che forse pochi sanno essersi inizialmente affermato come fotografo di moda, attraversa il Paese dal 1955 al 1956 grazie ad una borsa di studio della Fondazione Guggenheim di New York. Ad accompagnarlo nel suo lungo viaggio personaggi del calibro di Jack Kerouac, che scriverà l’introduzione per il volume The Americans, una selezione di 83 immagini pubblicata nel 1958 a Parigi da Delpire (Les Américains) e, l'anno successivo, in America da Grove Press: una carrellata di strade e volti, testimonianza della lucida e inquieta lettura che l'autore fece di quella fetta di mondo e oggi icone della storia della fotografia. |
Un percorso, quello di Palazzo Reale, che conduce fino alla fase relativamente più recente dell'attività dell'autore e il cui inizio coincide con i drammi che investono entrambi i suoi figli: collage di vecchie fotografie, fotogrammi e polaroid sui quali spesso campeggiano scritte, graffi e incisioni. Un ciclo davvero lontano dai reportage precedenti ed ancora più intimo.
Fino al 28 dicembre 2008 è invece aperta la mostra ospitata dal Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello che si focalizza sulla produzione precedente a "The Americans".
| | | Si tratta di foto scattate a
Parigi tra il 1949 e il 1952 che rivelano una visione malinconica e delicata, comprensibilmente
ancora acerba sotto certi aspetti. | | |
Eppure, in molte immagini non manca il "marchio di fabbrica":
gli innovativi tagli compositivi e quella sensazione di "inceppamento"
che trasmette la visione di questo fotografo, quell'improvviso bloccarsi di
fronte alla realtà di chi ne scorge i contrasti e li restituisce filtrati da una
personalissima sensibilità che saprà andare oltre alla canonica denuncia
sociale.
Rimane
il fatto che vale la pena visitare entrambe le esposizioni e godere degli
straordinari spunti che le sue immagini continuano a regalare.
testo di Arianna De Micheli