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Jeanloup Sieff, un nudo vestito d'ombra
Autore: Francesco De Napoli - Pubblicato il 03/11/10 - Categoria Cultura Fotografica
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Jeanloup Sieff, un nudo vestito d'ombra



La domanda che ci si pone, la cosa che colpisce quando si vedono i nudi di Jeanloup Sieff è: si tratta di nudo? è ritratto? reportage? forse racconto? Persino distinguerle dalle foto di paesaggio o di moda diventa difficile. Non credo che Sieff si sia mai posto il problema di affrontare il nudo come genere fotografico, piuttosto gli capitava fotografare un nudo, esattamente come poteva capitargli di fotografare qualsiasi cosa che lo incuriosiva per strada.

E' piuttosto un nudo trovato che cercato.

"All aspects of photography interest me… I feel for the female body the same curiosity and the same love as for a landscape, a face or anything else which interests me. In any case, the nude is a form of landscape" - "Tutti gli aspetti della fotografia mi interessano… Io provo per il corpo femminile la stessa curiosità e lo stesso amore così come per un paesaggio, un viso o qualsiasi altra cosa mi interessi. In ogni caso, il nudo è una forma di paesaggio".

Quasi sempre ambientato - le cose meno riuscite di Sieff mi sembrano quelle in studio - è difficile trovare un confine in un approccio che sfuma costantemente nel glamour e negli altri generi. Più che di nudo, forse bisognerebbe parlare di foto di donna, ma uno sguardo ricco di carica erotica e fortemente sensuale come il suo non a caso si è attirato addosso la frase da lui stesso citata "dicono che il mio lavoro è ass and wide angle (culo e grandangolo)", ma questo solo ad un approccio superficiale (qualche amante di Tinto Brass potrebbe dirlo). Certo, è facile essere ricordato più per alcune foto che non per il lavoro di un'intera vita, ma il corpo femminile, soprattutto se nudo, in fotografia può segnare una carriera.

Difficile non trovare un nudo di Sieff che sia almeno vestito d'ombra, o che non sia coperto da uno sguardo che lo trasformi immediatamente in ritratto. La conseguenza è che la foto dirà prima "io sono questa persona" e poi "io sono nuda". Non ho trovato una sola foto nudo in cui prima ancora del corpo, io spettatore, non abbia la necessità di capire una storia, cosa stia accadendo; è sempre tutto avvolto, e se non c'è un racconto c'è un tessuto d'ombra, se manca anche questo è lo sguardo del soggetto che prevale sul nudo, un ritratto nudo, ma prima ritratto che nudo. Possibile allora che il suo lavoro possa essere realmente ridotto in "culo e grandangolo"?

Per Sieff, più che per altri, la fotografia è la fonte di luce che la genera. Spesso apertamente dichiarata dalla presenza di una finestra a dire: io (la luce) sono qui a modellare e a vestire (lui è noto soprattutto come fotografo di moda). La gestione della luce per lui è alla base della fotografia, la ripropone anche dopo lo scatto con vignettature e mascherature che dicono, anzi, dichiarano l'uso esperto (e a volte eccessivo) della luce anche in fase di stampa. Non che altri, come Irving Penn o Edward Weston non fossero maestri in questo, ma non dichiaravano. In questi la luce modella, scolpisce in modo passivo, neutro. E' la scelta della luce migliore per esaltare un paesaggio, una conchiglia, un corpo od un ritratto. Per gli altri è un nudo di "forma", per lui è un nudo di donna. Sieff con la luce vuole giocare. Ed è l'aspetto seriamente ludico di Sieff che più colpisce, il fare con gioco cose estremamente serie, e anche questo viene dichiarato apertamente, perché Sieff non si nasconde dietro parole o complessi giochi di ricerca. Sempre lui dichiara: "I am totally superficial, I know. But I believe superficiality can be very serious, a defense against the gravity of things, a manner of discretion." - "Sono totalmente superficiale, lo so. Ma credo che la superficialità possa essere molto seria, una difesa contro la pesantezza delle cose, un modo per essere discreti".

E che con la luce ci giochi lo dimostra anche che proprio con questa (la luce) si senta autorizzato a toccare i propri soggetti!

Dichiara anche che non gli importa cosa gli sopravviverà del suo lavoro, mostrando una profonda sicurezza in se stesso, una passione per se' scevra dalla ricerca di un riconoscimento altrui che invece avrebbe dilaniato Kertész.

Francesco De Napoli © 2010

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