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Il luogo comune più topos retorico si può paragonarlo a ripostiglio: ci sta bene ogni cosa, anche se il disordine e il suo Dioscuro ordine appartengono a diversa categoria dell’anima, non meno comune di quello.
Con la venuta del digitale, veniamo al dunque, almeno l’inizio è successo un pandemonio. Scombussolamento che ha visto la messa in mora del fotografo, il suo modo d’essere e tutto quanto gli gira intorno. Così la ripresa, poi lo sviluppo ed infine la stampa, la trinità evapora da un giorno all’altro.
Era digitale binaria. Ma non c’è rivoluzione senza statu quo. E così il ritornato il sereno tran tran comune, questi altro non vuole che l’esatto calco di ciò che già cera (senza elisione). Meno male che al binario reflex corre, da tempo, l’altrettanto celere fatto di compatte che spesso travasa da questa a quella più “tecnologia” di quanto s’immagina. Anzi, alcune compatte hanno segnato pietra miliare. Come le Camedia della divina, poiché l’ha preso dall’empireo greco, Olympus veri e propri strumenti. Efficacissimi come la C 5050 e del suo ineguagliato (equivalente) 35 f 1,8. Pur con sensore da 1/8 di pollice, e di una lentezza operativa al limite del masochismo, malgrado tutto dai file irreprensibili. Incisi alla Zeiss nella carne del silicio come non mai. Sempre anche quando in luce, già a fatica a vedersi, compie l’arcano di restituire le nuance del soggetto ripreso. Magie numeriche, binaria fantasia che mai la chimica molecolare a base argentea avrebbe solo immaginato: altro che HP5 e Tri-X. Robetta. Colori essenze sfumature e grana, meglio rumore elettronico o l’anglo noise, che marca un territorio. Uno stile. Si fa racconto pur con i suoi limitati 400 ISO/ASA tant’è che l’italico reporter Alex Majoli * della mitica agenzia Magnum ci ha preso premio: The best of photojournalist 2004. Come dire: “Ipse dixit”.
Lunga vita alla C 5050, olimpica “compatta”. E se il re è morto (fuori produzione) bhe viva il re! Incarnato nell’altrettanto portentosa X1 di casa Olympus.
Ps. Sebbene più elegante nella forma, non meno che la sostanza, anche la C 5060 WZ dalla macro stratosferica, s’accompagna al precedente modello nella leggenda olimpica.