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Polsi - La Madonna della Montagna
Autore: Ettore Manfredi
- Pubblicato il 06/12/09 - Categoria Reportage
La strada per il santuario è davvero una prova di fede. Una fitta costellazione di frane, lunga chilometri, nella quale, a tratti, si apre lo strapiombo conduce, lentamente, a Polsi.
Quando arriviamo a pochi km dalla valle, alle 21:30, troviamo un presidio della polizia. Se non ci illuminassero con le loro torce saremmo davvero dispersi nel buio dell’Aspromonte.
Nella navetta siamo almeno in 9. A noi sembra quasi strano parlare, siamo gli unici a non avere un accento reggino. Uno dei ragazzi che aveva mollato di fretta il suo bicchiere sul muretto per infilarsi nella navetta rosicchia avidamente un pezzo di formaggio. Emana un odore asfissiante. Prima che mi accorgessi del suo formaggio avevo, con discrezione, alzato la suola delle scarpe per controllare che non avessi calpestato escrementi. Emanava un odore asfissiante eppure, in qualche modo, violentemente, continuava a torturare la nostra esigenza di mangiare.
L’ingresso all’area era segnata da una piccola fiumara. Qualcuno mi ha raccontato che fino a qualche anno fa, durante la festa della Madonna della Montagna, le sua acque divenivano rosse per il sangue dei capretti che venivano sgozzati e macellati proprio lungo le sue rive. Ad accogliere i fedeli, un tempo, era il sangue. Proprio come nelle migliori scene di sacrificio cruento, la religiosità di Polsi si mostrava, nella sua prima faccia, con i retaggi di un rito pagano. E la Calabria sopravviveva, si dimenava e gridava proprio nel ribollio di quel sangue.
Quando arriviamo a pochi km dalla valle, alle 21:30, troviamo un presidio della polizia. Se non ci illuminassero con le loro torce saremmo davvero dispersi nel buio dell’Aspromonte.
Nella navetta siamo almeno in 9. A noi sembra quasi strano parlare, siamo gli unici a non avere un accento reggino. Uno dei ragazzi che aveva mollato di fretta il suo bicchiere sul muretto per infilarsi nella navetta rosicchia avidamente un pezzo di formaggio. Emana un odore asfissiante. Prima che mi accorgessi del suo formaggio avevo, con discrezione, alzato la suola delle scarpe per controllare che non avessi calpestato escrementi. Emanava un odore asfissiante eppure, in qualche modo, violentemente, continuava a torturare la nostra esigenza di mangiare.
L’ingresso all’area era segnata da una piccola fiumara. Qualcuno mi ha raccontato che fino a qualche anno fa, durante la festa della Madonna della Montagna, le sua acque divenivano rosse per il sangue dei capretti che venivano sgozzati e macellati proprio lungo le sue rive. Ad accogliere i fedeli, un tempo, era il sangue. Proprio come nelle migliori scene di sacrificio cruento, la religiosità di Polsi si mostrava, nella sua prima faccia, con i retaggi di un rito pagano. E la Calabria sopravviveva, si dimenava e gridava proprio nel ribollio di quel sangue.
Gradimento: Fantastico
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Commenti:
03/03/10 22:35
Francesco Saponi scrive:
Davvero un ottimo lavoro, ricco e denso di significato con dei tagli davvero gradevoli ed un ottimo Bianco e Nero! Complimenti!
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