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Semina del riso in Italia
Autore: Corinne von Reding
- Pubblicato il 15/01/11 - Categoria Reportage
Tempo di semina: la primavera quest’anno è particolarmente piovosa, il vento insistente, Franco guarda il cielo preoccupato, cerca di capire se deve arrischiarsi a mettere le sementi a macerare. Il cielo plumbeo minaccia ancora pioggia, ma è il vento a preoccupare il risicoltore. Con la pioggia la semina è solo un po’ più fastidiosa, ma il vento può impedire una regolare distribuzione delle sementi. Del resto le prime tre settimane del periodo di semina sono già trascorse e la continua pioggia non ha permesso di dare inizio ai lavori. Ne rimane una, siamo già a metà maggio e non si può aspettare oltre per non trovarsi poi in ritardo con le successive fasi di diserbo e concimazione. Si decide di mettere le sementi a bagno, nella roggia che costeggia la cascina. I campi sono già pronti, nell’inverno sono stati arati e da ultimo irrigati. L’andamento lievemente degradante delle camere, come si chiamano i riquadri geometrici in cui sono preparati i terreni, fa sì che l’acqua possa defluire in modo del tutto naturale da una camera all’altra attraverso apposite fenditure. Una coltre d’acqua di una decina di centimetri attende di accogliere le sementi che, messe a macerare la sera prima, si sono liberate delle inclusioni d’aria e sono diventate più pesanti per essere trascinate sul fondo dove germineranno. Le camere allagate danno vita a suggestivi specchi lacustri lungo i quali crescono fiori delicati e al crepuscolo si rivela la fauna tipica delle zone umide: gallinelle d’acqua, aironi, cavalieri, rane.
L’operazione di recupero dei sacchi non è laboriosa, richiede solo l’impiego di due trattori, uno con una gru per estrarre i sacchi dall’acqua e l’altro per trainare il carro che li trasporterà nel punto in cui verranno svuotati in uno spandiconcime. Con questo attrezzo un solo uomo potrà procedere, l’indomani, allo spaglio...
Estratto del testo di Lilia Mattea
L’operazione di recupero dei sacchi non è laboriosa, richiede solo l’impiego di due trattori, uno con una gru per estrarre i sacchi dall’acqua e l’altro per trainare il carro che li trasporterà nel punto in cui verranno svuotati in uno spandiconcime. Con questo attrezzo un solo uomo potrà procedere, l’indomani, allo spaglio...
Estratto del testo di Lilia Mattea
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