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Il corpo delle immagini
Autore: Giuliano Francesconi Fotografo
- Pubblicato il 05/11/12 - Categoria
Ricerca
Oltre 40 opere tracciano l'esperienza di Giuliano Francesconi, dagli anni ’70 ad oggi, nella mostra fotografica che inaugura sabato 24 novembre nello spazio di Casa Gallo, presso la Biblioteca La Vigna di Vicenza.
“Il corpo delle immagini”, titolo della mostra, è il corpo della vita di Giuliano Francesconi, è il suo modo di comunicare, di esporsi, di interagire con il mondo esterno tramite un’attenta ricerca di forma e sostanza, macchia e materia con la quale l’artista guida lo sguardo dello spettatore ad una nuova esperienza: la percezione di un realtà profondamente nascosta.
L’esposizione fotografica ripercorre un vero e proprio viaggio “di corpi surreali” che parte dalla serie di diapositive degli anni’ 70, alle opere fotografiche degli anni ’90, per arrivare alle nuove esperienze creative del 2012.
La ricerca attuale di Giuliano Francesconi si concentra su oggetti senza vita, decadenti, secchi e arrugginiti dall’inesorabile trascorrere del tempo, che diventano potenti protagonisti di veri e propri “frammenti interiori” dell’artista stesso e capaci, di parlarci al posto suo.
Il filo spinato, protagonista importante di una serie, è simbolo e denuncia dell’odio, dei soprusi e della violenza psicologica tra le persone, rappresentate proprio da quell’aggrovigliarsi di nudi fili corrosi.
I petali e le foglie avvizzite di rose ormai secche, profumate ambasciatrici dalle superfici ruvide, raccontano di momenti e passaggi che sembrano rinascere con la luce giusta al punto giusto, prolungandone l’esistenza.
E’ la stessa luce che penetra reperti ormai abbandonati come le lattine di carni e patate “made in Bulgaria” della prima guerra mondiale, che attirano l’attenzione del fotografo per il loro intrinseco messaggio: cibo per uomini pronti a sparare.
Le opere fotografiche degli anni '70 sono invece realizzate tramite l' esasperazione della materia con fuoco, fiamme, colle e inchiostri.
Segni, graffi, forme e colori sembrano nate da un automatismo psichico ma in relatà celano profondi valori emotivi strettamente legati alla sua esperienza di vita.
Le immagini fotografiche degli anni '90 appartenenti ad “Ombra rubata” sono i protagonisti del pensiero del fotografo: “gli oggetti inanimati possiedo una vita segreta molto intensa”. Il soggetto di queste fotografie diventa infatti un abile attore diretto dalla regia del fotografo. Il sapiente gioco di luce creatrice di spazi e buio, che conduce all'infinito, crea la dicotomia: concetto chiave di tutta l'esperienza artistica di Giuliano Francesconi.
“Il corpo delle immagini”, titolo della mostra, è il corpo della vita di Giuliano Francesconi, è il suo modo di comunicare, di esporsi, di interagire con il mondo esterno tramite un’attenta ricerca di forma e sostanza, macchia e materia con la quale l’artista guida lo sguardo dello spettatore ad una nuova esperienza: la percezione di un realtà profondamente nascosta.
L’esposizione fotografica ripercorre un vero e proprio viaggio “di corpi surreali” che parte dalla serie di diapositive degli anni’ 70, alle opere fotografiche degli anni ’90, per arrivare alle nuove esperienze creative del 2012.
La ricerca attuale di Giuliano Francesconi si concentra su oggetti senza vita, decadenti, secchi e arrugginiti dall’inesorabile trascorrere del tempo, che diventano potenti protagonisti di veri e propri “frammenti interiori” dell’artista stesso e capaci, di parlarci al posto suo.
Il filo spinato, protagonista importante di una serie, è simbolo e denuncia dell’odio, dei soprusi e della violenza psicologica tra le persone, rappresentate proprio da quell’aggrovigliarsi di nudi fili corrosi.
I petali e le foglie avvizzite di rose ormai secche, profumate ambasciatrici dalle superfici ruvide, raccontano di momenti e passaggi che sembrano rinascere con la luce giusta al punto giusto, prolungandone l’esistenza.
E’ la stessa luce che penetra reperti ormai abbandonati come le lattine di carni e patate “made in Bulgaria” della prima guerra mondiale, che attirano l’attenzione del fotografo per il loro intrinseco messaggio: cibo per uomini pronti a sparare.
Le opere fotografiche degli anni '70 sono invece realizzate tramite l' esasperazione della materia con fuoco, fiamme, colle e inchiostri.
Segni, graffi, forme e colori sembrano nate da un automatismo psichico ma in relatà celano profondi valori emotivi strettamente legati alla sua esperienza di vita.
Le immagini fotografiche degli anni '90 appartenenti ad “Ombra rubata” sono i protagonisti del pensiero del fotografo: “gli oggetti inanimati possiedo una vita segreta molto intensa”. Il soggetto di queste fotografie diventa infatti un abile attore diretto dalla regia del fotografo. Il sapiente gioco di luce creatrice di spazi e buio, che conduce all'infinito, crea la dicotomia: concetto chiave di tutta l'esperienza artistica di Giuliano Francesconi.
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