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UN PARCO DA VIVERE
Autore: Gianni CALIGIURI-DE MARCO
- Pubblicato il 19/05/09
Il parco nazionale del Pollino è nato nel 1993 dopo oltre vent'anni di lotte del mondo ambientalista ed accademico: la prima proposta venne fatta dal WWF nel 1968 unitamente al CNR, contro i tentativi di strisciante speculazione edilizia che gravavano sul pregevole complesso geologico e floro-faunistico rappresentato dal Massiccio montuoso a cavallo tra Basilicata e Calabria.
Il massiccio del Pollino, che culmina nella Serra Dolcedorme, la vetta più alta dell'Appennino meridionale con i suoi 2.271 mt slm., seconda solo a Gran Sasso e Maiella, ed escluso l'Etna), è costituito da un'aspra e formidabile giogaia dolomitica del Mesozoico.
Presenta, dal punto di vista botanico, la tipica divisione in fasce altitudinali: nella fascia più bassa, sino ai mt. 1.200 slm., domina la Lecceta-Cerreta, inframezzata da presenze di Acero e Carpino e in parte sostituita da ampi rimboschimenti artficiali a Pino Nero, Abete Rosso e Pino domestico; quindi, dai 1.300 ai 1.800 mt., una fascia intermedia a Pino Nero – non sempre autoctono – che fa da preludio alla Faggeta vera e propria; infine, dai 1.900 mt. di altitudine, la fascia di tipo “alpino” caratterizzata da splendide formazioni della conifera endemica Pinus Leucodermis ( meglio noto come Pino loricato).
Il ricchissimo sottobosco annovera, oltre a pregiate specie fungine, molteplici essenze arbustive, dal Pungitopo al Ginepro, dal Caprifoglio alla Lavanda, ed è rifugio di Argiopi, Lumache e Scorpioni italici.
Nel cielo volteggiano le familiari sagome del Corvo imperiale, della Poiana, del Nibbio e dell’Aquila reale.
La Lecceta vede la presenza del prolifico Cinghiale e della pittoresca Upupa e, più in alto, sui secolari tronchi a “lorica” ( la corazza degli antichi legionari romani) dei pini endemici, guizza il bellissimo Scoiattolo nero meridionale dalla bianca pettorina e foltissima coda.
Il folto della Faggeta offre riparo all’agile Lupo appenninico ed all’elusivo Gatto selvatico.
Sorgenti, ruscelli e pozze d’alta quota ospitano Salamandre Pezzate, Tritoni ed Ululoni ventre giallo e sono ombreggiate da gigantesche Felci.
Le praterie in quota sono punteggiate da Carline e Narcisi e vedono la presenza di mandrie di cavalli lasciati semi-bradi.
Le immagini che allego sono una sintesi del frutto delle mie frequenti, se non giornaliere, uscite ed escursioni nel Parco, favorite dalla prossimità del mio comune di residenza con le aree centrali e più integre del Massiccio.
Il massiccio del Pollino, che culmina nella Serra Dolcedorme, la vetta più alta dell'Appennino meridionale con i suoi 2.271 mt slm., seconda solo a Gran Sasso e Maiella, ed escluso l'Etna), è costituito da un'aspra e formidabile giogaia dolomitica del Mesozoico.
Presenta, dal punto di vista botanico, la tipica divisione in fasce altitudinali: nella fascia più bassa, sino ai mt. 1.200 slm., domina la Lecceta-Cerreta, inframezzata da presenze di Acero e Carpino e in parte sostituita da ampi rimboschimenti artficiali a Pino Nero, Abete Rosso e Pino domestico; quindi, dai 1.300 ai 1.800 mt., una fascia intermedia a Pino Nero – non sempre autoctono – che fa da preludio alla Faggeta vera e propria; infine, dai 1.900 mt. di altitudine, la fascia di tipo “alpino” caratterizzata da splendide formazioni della conifera endemica Pinus Leucodermis ( meglio noto come Pino loricato).
Il ricchissimo sottobosco annovera, oltre a pregiate specie fungine, molteplici essenze arbustive, dal Pungitopo al Ginepro, dal Caprifoglio alla Lavanda, ed è rifugio di Argiopi, Lumache e Scorpioni italici.
Nel cielo volteggiano le familiari sagome del Corvo imperiale, della Poiana, del Nibbio e dell’Aquila reale.
La Lecceta vede la presenza del prolifico Cinghiale e della pittoresca Upupa e, più in alto, sui secolari tronchi a “lorica” ( la corazza degli antichi legionari romani) dei pini endemici, guizza il bellissimo Scoiattolo nero meridionale dalla bianca pettorina e foltissima coda.
Il folto della Faggeta offre riparo all’agile Lupo appenninico ed all’elusivo Gatto selvatico.
Sorgenti, ruscelli e pozze d’alta quota ospitano Salamandre Pezzate, Tritoni ed Ululoni ventre giallo e sono ombreggiate da gigantesche Felci.
Le praterie in quota sono punteggiate da Carline e Narcisi e vedono la presenza di mandrie di cavalli lasciati semi-bradi.
Le immagini che allego sono una sintesi del frutto delle mie frequenti, se non giornaliere, uscite ed escursioni nel Parco, favorite dalla prossimità del mio comune di residenza con le aree centrali e più integre del Massiccio.