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Dal 6 aprile al 1 giugno, la VisionQueesT 4rosso presenterà KOCHAN la nuova mostra di Alessandra Calò.
Kochan è anche il nome del progetto fotografico che Alessandra inizia nel 2016 quando scopre che la New York Public Library aveva messo online una buona parte dei suoi documenti d’archivio. Trascorre giorni interi tra carte geografiche, manoscritti e lettere. Ma è dalle mappe che viene attratta e, accompagnata dai loro segni e dalle loro tracce, decide di affiancarle ad una serie di autoritratti.
“Kochan” è un nome: quello del protagonista di Confessioni di una maschera (Yukio Mishima, 1949). Una sorta di diario di viaggio, che accompagna il lettore alla scoperta di frammenti di vita e identità del protagonista.
In questo elegantissimo e intenso “viaggio” personale ma universale, dove mappe e materiali d'archivio si sovrappongono ad aree del corpo e viceversa, Alessandra Calò registra implacabile stati d’animo, fantasie, turbamenti, dolori e gioie che si susseguono dietro il percorso a prove ed errori, della ricerca di noi stessi e lo fa con un impegno talmente minuzioso e sincero da provocare in chi guarda le sue immagini quasi la sensazione di una profanazione, come se ci spingesse nel luoghi più reconditi e privati.
Partendo da riflessioni sul concetto di identità, in questo progetto anche lei, come Kochan, ha cercato di immaginare il viaggio che ogni persona compie per scoprire e affermare se stesso, considerando il corpo come fosse territorio da esplorare.
Un percorso indubbiamente non semplice: “Ho voluto paragonare il corpo a un territorio da esplorare, come in un viaggio dove la mappa non possiede coordinate – spiega la Calò – In questo progetto fotografico ho sovrapposto immagini e documenti d’archivio e, per la prima volta, ho deciso di inserire un elemento umano contemporaneo. In particolare mi sono posta di fronte alla macchina fotografica, scegliendo di rendere la mia identità – fisica e intellettuale - soggetto di questa ricerca”.
La sua raffinatezza e delicatezza visiva sono molto somiglianti al modo con cui Mishima, con parole di assoluta bellezza, narrava dell’amore e del desiderio, del corpo e dell’anima, indicando quanto sia profondamente doloroso lottare con se stessi alla ricerca di una propria identità.
Nei suoi progetti Alessandra Calò lavora principalmente con immagini d'archivio, documenti, foto trovate e testi letterari. La costruzione delle sue storie è spesso il risultato della sovrapposizione di immagini che, combinate, danno vita a una nuova immagine da scoprire.
Il recupero e il riutilizzo di materiali sono sempre il punto di partenza della sua ricerca e produzione artistica. Il lavoro che realizza con i materiali d’archivio le permette di creare nuovi universi e raccontare, ogni volta, nuove storie, oltre ad essere un vero e proprio viaggio nell’immagine fotografica.