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Amo la fotografia di strada. Immagino la città come un immenso palcoscenico, di cui anche l’architettura è protagonista e gli edifici costituiscono una sorta di scenografia, e dove continuamente sento la presenza della Storia con la esse maiuscola. Ho cominciato le mie passeggiate con la macchina fotografica al polso, come dice HCB, nei vari quartieri, senza seguire particolari itinerari o determinate suggestioni. A volte sono tornato a casa con immagini soddisfacenti, spesso senza risultati. Poco alla volta ho scoperto diverse zone di Torino tra il centro e le periferie, quartieri di nomi strani come Aurora, Parella, Campidoglio, Falchera. Per evitare il fascino del vuoto, che a Torino è particolarmente accentuato a causa dei tanti corsi dritti ed interminabili, che finiscono oltre l’orizzonte, tutti uguali, con le stesse forme architettoniche, mi sono concentrato sugli attori del palcoscenico - Torino, sui suoi abitanti. Ho incontrato gente così varia e colorata come si conviene alla società multietnica che nella città risiede. Ho fotografato la vita quotidiana fatta di feste, di manifestazioni, di piccoli grandi eventi così, liberamente, senza presunzione di completezza. Ho fissato momenti di spettacoli spontanei nelle strade e nelle piazze, la coreografia improvvisata dei movimenti dei cittadini-attori, l’espressione dei volti, la plasticità compiuta e casuale dei gruppi, l’onnipresenza così umana dei cani. Forse gli abitanti di ogni città si muovono secondo una propria e diversa coreografia; con movimenti più larghi o più composti, più lenti o più veloci, con più o meno grazia e armonia.