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FOTOGRAFARE LO SPETTACOLO
Avrà luogo lunedì 27 aprile alle ore 21.00, presso
Molti opinionisti, oggi, sono pronti a scommettere sull’importanza, per la storia dello spettacolo, della fotografia di scena. Parte integrante di una rappresentazione, essa ne perpetua, in un certo senso, la memoria, e ne garantisce il successo presso il grande pubblico. È anche grazie agli scatti del fotografo di fiducia che un regista può seguire l’evoluzione del proprio lavoro. E, ancora, è grazie al materiale fotografico depositato negli archivi e nelle biblioteche che gli studiosi possono ricostruire la genesi e le caratteristiche stilistiche di alcune opere del passato. E, infine, è grazie alla fotografia che uno spettacolo riesce ad attirare pubblico, o a conquistare appeal presso i media, incoraggiando, spesso e volentieri, la pubblicazione del comunicato sui tamburini.
Dopo decenni di storia, spesso poco conosciuta ai più, complice la rivoluzione del digitale, che ha semplificato radicalmente il processo di produzione e di distribuzione delle immagini, amplificando a dismisura la portata del fenomeno, la fotografia di scena entra oggi nel vivo del dibattito culturale. Vengono organizzati corsi specifici, come quelli tenuti dal Centro per la Fotografia dello spettacolo di San Miniato o dall’Accademia della Scala. Addirittura, vengono banditi concorsi, come Occhi di scena, in collaborazione con Hystrio, e i lavori dei grandi maestri vengono ospitati nei foyer dei teatri o diventano protagonisti di antologiche, monografie, libri di testo.
Ma proprio la straordinaria diffusione del fenomeno impone un problema critico di definizione: se da un lato, grazie anche al lavoro dei pionieri negli anni ’60, si va incontro ad una crescente specializzazione - numerosi sono i professionisti che decidono di dedicarsi esclusivamente alla fotografia di scena -, dall’altro il numero crescente di fotoamatori che riesce ad accedere alle tecnologie digitali, sempre più a buon mercato, e a farsi pagare dai teatri un cachet per un servizio, rende imprescindibile, per il critico, operare dei distinguo, onde evitare la svalutazione del mestiere.
Resta aperto, infine, il nodo della considerazione critica: nonostante l’importanza genericamente accordata alla fotografia di scena e il valore intrinseco di alcune proposte, persistono, ancora, alcune diffidenze da parte del regista, che vede il fotografo come un intruso nel proprio lavoro e un artigiano piuttosto che come un artista, dei colleghi fotografi, che ancora giudicano la fotografia di scena il parente povero della fotografia d’autore, e del pubblico, che spesso e volentieri ignora i nomi dei grandi maestri, pur avendo ben presenti nella memoria, magari anche a distanza di anni, le immagini degli spettacoli pubblicate sulle locandine.
Movendo dal confronto tra alcuni protagonisti del settore, coordinati dal critico Roberto Mutti, col supporto di una proiezione-video dei lavori più significativi realizzati negli ultimi cinquant’anni, la serata vuole definire i tratti salienti del fenomeno “fotografia di scena”, ripercorrendone le coordinate storiche essenziali e indagandone peculiarità e opportunità per il futuro, a seguito dei cambiamenti attraversati dal sistema spettacolo negli ultimi anni e della rivoluzione culturale imposta dai pionieri negli anni ’60 e ’70 e dall’avvento del digitale.
Intervengono:
Massimo Agus (fotografo e direttore del Centro per la Fotografia dello spettacolo di San Miniato)
Diego Ciminaghi (fotografo)
Tommaso Le Pera (fotografo)
Modera:
Roberto Mutti (critico fotografico)
Ingresso libero.
Seguirà rinfresco.
Nota Biografica
Hystrio – trimestrale di
tel. 02.40073256, hystrio@fastwebnet.it, www.hystrio.it