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Dalla collaborazione fra Photographers.it, Confini e Who Art You 2015 nasce il premio speciale Photographers/Confini per il lavoro fotografico ritenuto più interessante.
La giuria dopo un’attenta valutazione ha ritenuto significativo e di particolare interesse il progetto Find Your Breath di Donatella Arione.
Così l’autrice presenta il suo lavoro ““Find Your Breath” è un progetto fotografico, a camera fissa, composto da una sequenza di cinque autoritratti scattati con cura, e non con poca difficoltà, all’interno di una vasca da bagno.
Tutto questo perché ne sentivo la necessità, volevo esprimere questa sensazione di soffocamento che sentivo dentro di me e intorno a me. Sentivo realmente la necessità di respirare e di dare sfogo a me stessa per liberarmi dall’asfissia quotidiana.
Così, vivendo una sorta di simbiosi con il timer dell’autoscatto della mia reflex per un paio d’ore, ho tentato di dare forma ad una sorta di ciclo che, a mio parere, ci accomuna un po’ tutti. Un ciclo quotidiano, o meno, che richiede di sforzarti più che puoi per andare sempre avanti, senza sosta, senza fiato. Una sorta di richiesta di accumulo di ossigeno per sopravvivere, tu l’hai fatta la tua scorta? Quanto può durare? Sarà abbastanza? Ed è proprio quando sta per finire che nasce la necessita di “riemergere” e di prendere fiato nuovamente, concedendosi piccoli ritagli utili per “respirare”. E poi? Poi inevitabilmente si ricomincia, con la speranza che la boccata d’aria presa sia stata sufficientemente ampia.
Una metafora, quella di trattenere il fiato sott’acqua, che credo calzi molto bene con questa sensazione che ognuno di noi ha sicuramente provato almeno una volta nella vita. Io l’ho provata e volevo esprimerla con il mio linguaggio: la fotografia. Così ha iniziato a prendere forma nella mia mente questo progetto, che non voleva essere solamente qualcosa di puramente estetico, desideravo una rappresentazione in grado di trasmettere qualcosa che andasse oltre il visibile. Ho scelto il formato quadrato per calcare maggiormente l’attenzione proprio sull’espressione e, di conseguenza, sull’ansia e sullo sforzo che spesso segnavano il volto alla prese con quel ciclo di “sopravvivenza”. Volevo che fossero le immagini a parlare per me, a definire agli altri il mio stato d’animo e, al tempo stesso, volevo che fossero loro il mio respiro e il mio libero sfogo. Così è stato. Ho trovato il mio respiro nell’arte che più amo, la fotografia. “